di Gigi Giudice
“Ce la faremo a vedere San Satiro?” Era la frase con cui ci si salutava da quando ci siamo conosciuti, dopo che gli avevo spiegato e ripetuto che non poteva lui esimersi dall’estasiarsi nell’ammirare uno dei gioielli architettonici prodotti dalla mano del Bramante. Che non molti conoscono, travolti dal traffico e dagli assilli della frenesia meneghina del “laurà”. Ma vi assicuro che è una delle meraviglie dell’arte mondiale: a due passi da piazza Duomo, a cinque minuti dalla sede di Allianz e da quella di UIA, l’Unione Agenti Allianz di cui era uno dei “motori”.
Troppe le cose in cui era impegnato per soffermarsi a guardare. E ora che Vittorio Zenith è mancato, l’idea di ammirare San Satiro si scolora.
Vittorio è mancato forse senza neppure rendersene conto perché stava inseguendo gli sviluppi del Decreto “Destinazione Italia”, e contemporaneamente gli impegni con gli Amici del Lago della sua Arona. E con “Nondisolopane”, l’associazione che distribuiva pasti ai bisognosi e aveva rimesso in funzione (tanto da meritare un lungo articolo su “Il Fatto quotidiano”) la vecchia Casa del Popolo, mobilitando una schiera di giovani capaci di farla diventare un centro di iniziative culturali (con uno spazio chiamato significativamente “Meltinpop”) e di sostegno dei meno fortunati. E poi il continuo riferirsi alla necessità di sostenere le iniziative di Emergency. Mentre non perdeva un colpo di quanto accadeva a livello di rappresentanza della professione agenziale. Era da quasi un ventennio il punto di riferimento del Sindacato Nazionale Agenti nel suo territorio e, nell’aprile del 2013, si era convinto che c’era la necessità che entrasse nella Giunta nazionale dello stesso Sindacato. A dare una mano, a offrire la sua esperienza.
A chi gli faceva osservare come l’incidente di cui era stato vittima nel luglio del 2011 (che lo aveva costretto a durissimi mesi di recupero) avrebbe consigliato un più distaccato impegno, Vittorio rispondeva con una alzata di spalle e una battuta dissacratoria.
Sul numero del maggio 2005 di “Assinews” gli avevamo dedicato un “altoprofilo” in cui si elencavano la fitta serie di iniziative che aveva avviato e in cui era impegnato. Da uomo di buona volontà e di assoluto coraggio nel campo sociale, in parallelo agli impegni a favore dei colleghi (come consigliere di UEA e di UIA, in particolare) e sempre con la carica dell’ottimismo della volontà. Nell’intenzione di rendere l’attività assicurativa un elemento apprezzato e utile allo sviluppo di una società meno egoisticamente ripiegata su se stessa.
Mi aveva inviato, prima di Natale, una serie di e-mail perché fossi presente al convegno organizzato per sua iniziativa a Arona. Sui temi scottanti della professione e del mercato assicurativo. In particolare sull’eterno tema dell’incapacità di chi dovrebbe e avrebbe i mezzi di renderlo trasparente. Per esempio – era un suo pallino – risolvendo il problema delle frodi e delle elusioni del contratto rca incrociando i dati del pubblico Registro Automobilistico con quelli dell’Ania e dell’Ivass. Paradossale che non si arrivasse mai a pervenire a un incrocio risolutivo del genere.
Ci eravamo sentiti e aveva – come sempre – usato parole preoccupate circa il momento storico che stiamo attraversando. In tutti gli ambiti, glissando sulla politica e ricordando, infine, il comune impegno di “andare a vedere San Satiro”.
Vittorio ci lascia in eredità il suo sereno entusiasmo, la sua voglia trascinante di non aver paura, di superare le asperità con gli strumenti della ragione (lui che amava richiamare la sua preparazione di laureato in matematica all’Università Statale di Milano, negli anni fervidi/feroci della contestazione) e – soprattutto -del coinvolgimento.
Alla famiglia vanno le condoglianze della redazione di Assinews, di cui Vittorio era attento lettore e esegeta.